(fonte www.taxistory.it)
Cira Sommella ha trascorso gran parte della sua vita al volante: 52 anni, è tassista da 21. Davide Liccardo di anni ne ha 32, guida il taxi da 8. Cira e Davide sono colleghi, ma prima che li facessimo incontrare non si conoscevano. Il che è strano, visto che in comune non hanno solo il mestiere: entrambi hanno appena pubblicato un libro sulle loro avventure da «taxi driver» a Milano, rispettivamente «Corsia preferenziale» e «Visti dal retrovisore». «Era da tempo che volevo farlo, per prepararmi ho seguito dei corsi di scrittura creativa», ci racconta Davide a bordo della sua auto. «Ero attratto dal fantasy, ma mi hanno suggerito di partire da qualcosa di autobiografico, così mi sono concentrato su lavoro: alla guida di un taxi può accaderti di tutto». Per esempio di caricare commercianti di santini che ti richiedono un giro per night club, la signora che si cambia d’ abito durante la corsa, quella che ti maltratta senza motivo, il novantenne che dispensa perle di saggezza. «Venditori di fede», «puttanieri», «bisbetiche sclerate», «portatori di sorrisi», li definisce nel libro. Dove manca l’ esperienza più singolare: «Una cliente, una ricca milanese, mi ha chiesto di fare sesso con lei». Non ci svela l’ epilogo, ma una cosa è certa: quella descritta da Davide – diploma di perito elettronico, fan di Fabio Volo – è una Milano ambigua, dove niente è come sembra e i passeggeri si distinguono in due categorie: «diurni» e «notturni». «Quando scende il buio è come se le persone indossassero una maschera, escono dall’ ufficio, pensano solo a divertirsi. E il taxi si trasforma in un confessionale: si confidano credendo che non mi rivedranno più. Non è sempre vero: una volta una donna sposata mi ha confessato di avere un amante; un mese dopo, a Linate, me la ritrovo davanti col marito. O meglio, così ho intuito: era terrorizzata!». La Milano di Cira, napoletana d’ origine, un figlio di 28 anni, è un po’ diversa: ci sono i vip, i manager, ma gli aneddoti raccolti in «Corsia preferenziale» parlano perlopiù di solitudini, di vecchine che non sanno dove ritirare la pensione, mogli in cerca di mariti fedifraghi, turisti smarriti, vite a tratti disperate di cui lei si fa carico anche se solo per un momento. Come quella volta in cui diede uno strappo a un senzatetto. «Mi premeva far sapere che noi tassisti siamo brave persone. Scorretti al volante? Può darsi, i clienti vanno di fretta, è per aiutarli. Ma subiamo tanto: insulti, gestacci, smog. Dopo un turno di 10 ore scendi dall’ auto che non ti senti più le gambe». Poi ci sono i pericoli; il ricordo di Luca Massari, il collega ucciso a botte lo scorso ottobre per aver investito un cane, è ancora fresco. «Bisogna stare attenti», dice Davide. «Nel baule ho una spranga, per far paura, mica per altro, tempo fa l’ ho usata per cacciare un tizio ubriaco». Cira si porta dietro lo spray al peperoncino. Ma mai cambierebbe mestiere: «Da piccola sognavo di diventare conducente di treni. Per un po’ a Milano, dove vivo dagli anni ‘ 70, ho confezionato borse, tende da sole… Ma la guida era un chiodo fisso, così eccomi parte di una minoranza: su 5 mila tassisti siamo 300 donne; in 21 anni avrò caricato 90 mila persone». Nel frattempo, osserva, «le periferie sono migliorate, la viabilità no». Ed è arrivata la tecnologia: «Ho nostalgia della “saponetta” (la ricetrasmittente; ndr), delle speaker che mi dicevano dove andare. Ora si digita tutto sul display, non si parla più, tra colleghi c’è meno solidarietà».